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Ultimo giorno d’aprile

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Mesi che corrono lenti monotoni spenti

distinti dal nome diverso le stesse ombre

la fatica di convogliare il pensiero

verso itinerari di verde e di luce

 

mesi rimuginanti parole progetti lontani

confusi dentro una stagione ibernata

l’oppressione di un nemico che vaga

non visto letale che dove s’annida

prolifera ed è innaturale pensare

di starsene quieti in attesa perenne

 

mesi frenati di eventi sospesi

di speranze or più fioche or più accese

che torni lo stato chiamato normale.

Sarà estate o forse d’autunno

o ancor più lontano

quando avremo compreso

che l’anomalo è il corso ordinario.

 Dedalus - 30/04/2020 23:47:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

E parla del tempo l’autrice, di mesi d’incertezza che sembrano, nella loro monotonia, non passare mai, e come in una litania si distinguono solo dal cambio del nome. Tempo che scorre tenendo sospeso tutto, qualsiasi progetto o speranza che sia, per "l’oppressione di un nemico che vaga/non visto letale che dove s’annida/prolifera" . Allude ad un probabile ritorno alla cosidetta normalità "che torni lo stato chiamato normale" ma ... ciò avverrà? E se avverrà, quando? O non avverrà per niente? Sono questi gli interrogativi che la gente si pone, queste le domande che non trovano risposta.

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